Per la scuola – spiega Turi – abbiamo interventi che danno risposte più alle richieste di lobby trasversali convinte dalle sirene del privato-è-bello che per il sistema nazionale di istruzione. La pandemia sembra non aver insegnato nulla.
Si continua a finanziare in modo surrettizio le scuole paritarie – e non per dare il legittimo supporto derivante dalla pandemia, sottolinea Turi – ma elargire finanziamenti incostituzionali, nascosti sotto la foglia di fico del sostegno.
Una finanziaria a toppe, effetto arlecchino, aggravato dagli emendamenti passati con il beneplacito del governo senza un disegno organico.
Una finanziaria elettorale senza elezioni – osserva Turi.
Resta la preoccupazione per il futuro del sistema scolastico che deve risolvere problemi come quello del reclutamento e della lotta al precariato.
Così mentre misure strutturali restano totalmente inevase, si prevede l’introduzione del Jazz nei licei musicali, e delle équipe formative dei docenti nei territori.
Come dire, la ciliegina senza la torta.
La buona notizia per cui non ci sono tagli – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola – è offuscata da uno spreco di risorse, peraltro a debito, che nulla hanno a che fare con un disegno organico di rilancio del sistema scolastico.
Si continua, in modo autoreferenziale, a propinare una narrazione che ci allontana dal mondo reale. Quello stesso mondo reale che vede ancora la scuola in prima linea per poter aprire in presenza e in sicurezza. Tutto al livello di dibattito pubblico mentre non si provvede a dotare di risorse adeguate il capitolo del rinnovo del contratto. Base per poter affrontare i veri problemi della scuola.
I diritti universali saranno ancora sacrificati se non si arriverà ad aprire tutte le scuole in presenza e in sicurezza.
L’unico pallido segnale di inversione di tendenza è l’aver cambiato i parametri per il dimensionamento.
Misura che avrebbe dovuto essere completamente eliminata a favore di un programma di scuole di prossimità, con un numero di alunni per classe ridotto e con un disegno strategico capace di investire sul personale e non sulle cose.
L’innovazione non si fa con gli annunci, mancano ancora i presidi sanitari nelle scuole, non ci sono investimenti sulle persone che quelle innovazioni dovranno attuare, non c’è traccia di rinnovo del contratto.
Si perseguono le vecchie logiche neoliberiste, di gestione per decreto. Le stesse, attenuate dal dare un po’ a tutti, senza dare a nessuno, che hanno già mostrato il loro limite in passato. Serve invece più coraggio – commenta Turi – per una totale inversione di tendenza che la scuola richiede con urgenza.