All’interno del documento, le linee di indirizzo per il reclutamento, l’innovazione, la formazione obbligatoria, anche una classe di concorso specifica per il sostegno e – osserva con preoccupazione il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi – ogni altro armamentario possibile per un attacco in piena regola alla comunità educante e alla scuola statale.
«Il corpus normativo che attualmente si caratterizza per complessità – si legge nell’Atto – (…) ha necessità di una revisione, rendendolo coerente con le caratteristiche e l’attuale forma dell’amministrazione scolastica, così come è venuta delineandosi e trasformandosi nel corso degli ultimi venticinque anni».
Traduciamo: la politica perseguita negli ultimi venticinque anni, quella dei tagli, dei dimensionamenti, delle classi numerose, della buona scuola, del neo liberismo, della scelta dell’ideologia del profitto, dell’esaltazione dell’imprenditoria come sale della terra, della progressiva scarsa considerazione per il lavoro intellettuale e degli insegnanti, tutti soggetti ad un’improbabile produttività – ecco ora anche ciò che non e misurabile, va misurato sulla base della domanda attuale.
La scuola si trasforma da funzione dello Stato, principalmente educativa, a servizio a domanda individualizzata.
Si trasformano gli studenti in clienti da soddisfare. E’ questa la storia degli ultimi venticinque anni che la pandemia ha dissotterrato da una spessa coltre di ambiguità politica.
Si sta affermando che il Testo Unico sulla scuola, lo stesso che garantisce la libertà di insegnamento, la specificità della scuola, dei decreti delegati e della democrazia partecipata di cui fu interprete e protagonista l’attuale Capo dello Stato, Sergio Matterella, e la sua indimenticata conferenza nazionale sulla scuola – sottolinea Turi – va superato per rispondere ad una generica domanda del mercato e di presunta modernizzazione.
E no, caro Ministro, la richiesta di studenti, insegnanti e mondo reale non è questa.
Disintermediare i sindacati non sarà la stessa cosa che disintermediare la Costituzione e il sentire comune.
Sul fronte politico, l’atto appena firmato porta a riflettere se sia in linea con le posizioni che hanno portato al consenso del movimento di cui fa parte oppure – si chiede Turi – se è portatrice di una politica personalistica, visto che il movimento ha chiesto ed ottenuto voti per eliminare la legge 107 e i suoi effetti, non per applicarla, come appare invece oggi nell’atto di indirizzo del ministro.
L’esperienza della pandemia – aule affollate, orari contratti, scuole poco attrezzate – dovrebbe aver insegnato qualcosa.
La scuola deve essere libera e laica. Non ancillare al mercato o peggio ancora alla politica.
Servono cittadini responsabili, critici non a parole, ma nei fatti. E i fatti non possono essere quelli che abbiamo letto nelle sue linee programmatiche.