Decisi per legge l’orario di lavoro, la formazione, le progressioni economiche – Pagamento di funzioni con il fondo di istituto

Dopo la dedizione arrivano i punti fedeltà:
non è questa la prospettiva che vogliamo per la scuola.
Il personale deve sapere come il governo e la politica stanno cercando di trasformare i professionisti della scuola in funzionari dediti e fedeli. Un obiettivo che torna ciclicamente ma che nessuno è mai riuscito ad attuare. Proprio mentre nei paesi anglosassoni c’è un ripensamento e il modello neoliberista viene guardato criticamente, in Italia, il Governo dei competenti lo sta realizzando.  

Di Pino Turi*

Nell’incontro con il ministro, prima di Pasqua, è stato annunciato un decreto legge sulla formazione inziale dei docenti, sul reclutamento e sulla formazione continua.
Come abbiamo già avuto modo di dire al termine della riunione [ https://uilscuola.it/un-contratto-senza-soldi-e-una-formazione-obbligatoria-a-premi-e-forse-anche-gratis-il-ministro-tira-giu-le-carte-del-governo/] abbiamo espresso le nostra più ferma contrarietà, per provvedimenti liberticidi che di fatto stravolgono il sistema scolastico, attraverso una attività controriformista, peraltro, mai discussa né con i sindacati, né in Parlamento, né nel Paese.

Si compie con questo provvedimento l’ultimo attacco ai docenti e alla scuola democratica che si trasforma in scuola burocratica, che peraltro disconosce l’azione sindacale, modificando la contrattazione.
I lavoratori, per legge, si vedono trasformare istituti contrattuali come la formazione, l’orario di lavoro, le progressioni economiche, con annessi e assurdi blocchi e divieti.

Si approfitta dello stato di emergenza per trasformare una istituzione che nell’animo dei cittadini rappresenta un elemento di fiducia altissimo: nelle ricerche Demo è saldamente al terzo o quarto posto dopo le forze dell’ordine, il Papa e il Presidente della Repubblica, mentre le forze politiche sono negli ultimi posti.

Un vulnus democratico inaccettabile, palesemente incostituzionale: se passasse questo provvedimento, sarebbe di fatto decretata la soppressione del principio costituzionalmente garantito della libertà di insegnamento.

Il ministro ha riportato che questo sistema risponderebbe alle richieste e alle pressioni della Commissione europea, in linea con la realizzazione del PNRR, come se il sistema scolastico fosse solo un problema di crescita economica e di soldi da ricevere dall’Europa (qualcuno li dovrà anche restituire).

E’ la politica che si deve assumere le responsabilità di manomettere un sistema che è considerato solido ed affidabile al quale i cittadini riconoscono fiducia e riconoscenza.
Nell’incontro ci sono state presentate solo slides, nessun testo su cui confrontarsi nel merito.
Per potere capire meglio ci siamo procurati, tramite la stampa molto più informata dei sindacati, le bozze che sono state rese disponibili a tutti, tranne che ai sindacati.

Da quel testo [si veda la nostra scheda tecnica elaborata sulla bozza di decreto] si evince che le invasioni di campo nella contrattazione portano ad un aumento dell’orario di servizio settimanale, di tre ore nella scuola primaria ed infanzia e di ben sei ore nella secondaria di 1 e 2 grado.

Si aumenta l’orario di lavoro senza alcuno scambio economico e si decide di sottoporre, non si sa bene come, i docenti a compiti di formazione della istituenda Scuola di Alta formazione. E si introduce un incentivo economico, a parità di risorse esistenti. Solo per chi si sottopone ad una formazione con valutazione finale, anticipa gli scatti di anzianità e per incentivare nuove funzioni, li sottrae al fondo di istituto.
Non c’è nessuna volontà di investire sul sistema scolastico e si interviene sia sul contratto nazionale che quello su decentrato di istituto.

E’ forse questa la ragione della mancata apertura del contratto scaduto da tre anni?
Viene deciso per legge, senza contradditorio, mortificando contrattazione e lavoratori che si vorrebbe irregimentare in un sistema autoritativo che ci riporta indietro di settant’anni.
Anni di democrazia partecipata spazzata via, con un colpo di spugna di un decreto-legge.
Sembra assurdo ma è la verità.
Una verità che imbarazza persino il ministro e il ministero che non trovano di meglio che trincerarsi dietro l’Europa e il PNRR come se fossero la Bibbia. Un provvedimento che impone scelte opinabili e, a nostro giudizio, irricevibili che meritano comunque, approfondimenti e dibattiti alla luce del sole e non come accade nell’iter del decreto legge, sotto la condizione di ricatto della questione di fiducia.

Per ciò che ci riguarda, reduci da un bagno di democrazia partecipata come quella delle elezioni per il rinnovo delle  RSU – che la UIL Scuola ha vinto – attiveremo immediatamente un giro di assemblee di informazione per sentire come il milione di lavoratori della scuola prenderà la sorpresa riservata dal Governo.

Una misura che era stata preannunciata nel DEF: la spesa per l’istruzione diminuisce di mezzo punto (7 miliardi) nei prossimi tre anni. Si torna alla stagione delle riforme a costo zero?  
Peggio stiamo inaugurando quelle a costo negativo. E si incomincia a dirlo per decreto, ai sindacati e ai lavoratori che, per inciso si sono dedicati anima e corpo nella loro funzione ed hanno maturato legittime aspettative positive. Questi lavoratori oggi si ritrovano ad aver spazzato via le misure legate alla dedizione e si ritrovano ai punti fedeltà. Davvero si può pensare che questo è un sistema praticabile per dare qualche risorsa in più mentre il potere di acquisto diminuisce vistosamente?

Noi lo spiegheremo nelle assemblee, ma nessuno pensi di scaricare le responsabilità di scelte non condivise su chi fa informazione seria e farà valere le ragioni della scuola in ogni sede. Serve responsabilità.
Quella stessa responsabilità che forze politiche dovranno assumersi al momento della votazione – senza nessuna caratteristica di necessità e urgenza – di misure contrattuali decise per legge.

*Segretario generale Uil Scuola