Contratto DID: troppe domande lasciate senza risposta

Nelle scuole si lavora con preoccupazione e la confusione normativa non aiuta – aggiunge Turi.
Il lavoro agile è su base volontaria, ma nella scuola non si applica.
La dad, didattica digitale a distanza, è didattica di emergenza.
La did, didattica integrata digitale, è didattica oltre l’emergenza.
E’ prevista nel profilo delle scuole superiori ma presuppone che le scuole siano aperte, serve ad integrare.
Altrimenti si passa alla didattica a distanza che è altro.

Bisogna partire da questo – precisa Turi – per comprendere quanto il contratto scritto dal ministero, con la nuova ondata della pandemia, sia stato gestito frettolosamente e in modo inadeguato.
Ci sarebbe bisogno del supporto di pedagogisti, psicologi, legislatori per inquadrare in un contratto un mondo che sta cambiando.
Le relazioni stanno cambiando, così i luoghi di lavoro, la professionalità docente si sta trasformando.
Quello che dobbiamo mettere in sicurezza sono le condizioni personali e ciò che dobbiamo far funzionare sono le dimensioni strumentali. Insieme. Con saggezza, sulla base dei dati e delle condizioni oggettive. Per noi la vera scuola è in presenza, ma anche in sicurezza.

Siamo di fronte ad un contratto scritto male e difficile da applicare al punto che è arrivata una nota per migliorarlo.
Una circolare – si chiede Turi – può spiegare un contratto?
La gestione dell’emergenza non ci impedisce di vedere e ritrovare il senso di fare scuola con un contratto frettoloso che incide pesantemente  sui diritti ed obblighi del personale: non condividiamo, una gestione dell’emergenza gestiti con la testa orientata al passato. Non è tempo di tavoli, ma di decisioni e di coraggio che vanno contestualizzati al momento che stiamo vivendo.  Le scelte contrattuali restano, i governi passano, come i tavoli che annunciano. In un momento così complesso i riferimenti contrattuali sono la bussola di scelte da fare con ponderazione.