AVVIATO IL CONFRONTO SUL PNRR NELLA SUA DECLINAZIONE SCOLASTICA

La formazione dei prof punto dirimente
(Ri) Formare 850.000 insegnanti è un’azione culturalmente azzardata

Il 3 settembre 2021 si è tenuto un incontro tra i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali firmatarie del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Comparto Scuola e il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, per discutere “Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per la scuola)[1]

Per la UIL Scuola ha partecipato: Pino Turi.  Per la Confederazione, Ivana Veronese.

L’incontro ha visto la proposizione di due relazioni, una tecnica del Capo Di Gabinetto del Ministro, dott. Luigi Fiorentino, l’altra politica del Ministro Bianchi.

In apertura, Il Ministro ha tenuto a sottolineare come l’intero progetto contemplato dal PNRR rivesta carattere di unitarietà ed investa il Governo nella sua espressione collegiale. La sua definizione, come la sua realizzazione, sarà realizzata attraverso un’attenta interrelazione con tutti i dicasteri interessati. Si è passato, poi, a trattare i 9 interventi di riforma, i 14 programmi di investimento e 1 di potenziamento di cui consta il PNRR nella sua declinazione scolastica. La spesa complessiva prevista è di 30.88 MLD di euro, di cui 19.44 riguardano la scuola in senso stretto, gli altri 11.44 gli ambiti di Ricerca e Impresa.

Tra gli aspetti che inducono alla riflessione e alla prudenza, due li ha introdotti il Ministro Bianchi. Il primo ha riguardato i rischi insiti in un’eccessiva parcellizzazione degli interventi che presuppongono un’interlocuzione molto articolata, l’altro la capacità di spesa degli enti locali (comuni e province) a cui è affidata la gran parte degli interventi attuativi in materia di infrastrutture.

Ivana Veronese, intervenuta in rappresentanza della Confederazione, ha posto il tema delle risorse finanziarie, chiedendo di fare chiarezza tra le due programmazioni finanziarie esistenti (quella del FSE e l’altra in fieri del PNRR). Ha poi posto il problema delle esiguità delle risorse dedicate al Sud, il 40% è del tutto insufficiente per colmare i divari storici esistenti, chiedendo di adottare un modello di governance con cui monitorare l’intero processo riformatore in cui le parti sociali abbiano un ruolo effettivo di proposta e di verifica. 

La UIL SCUOLA ha rilevato come i nove interventi di riforma interessino tutti gli ambiti, dal pre-scuola dei nidi e dell’infanzia sino alla ricerca, passando per l’istruzione terziaria (accademica e non accademica), con una cospicua dotazione finanziaria pari al 20% circa dell’intero budget. Un’operazione epocale che tocca sia gli aspetti infrastrutturali (edifici e reti), che quelli più complessi del know-how, sicuramente unica nella storia dell’Italia repubblicana. In questo contesto brilla il segmento neonato dell’Istruzione Tecnica Superiore (ribattezzato ITS Academy), che si prefigge di realizzare il collegamento scuola – lavoro solo timidamente approcciato con i progetti di alternanza scuola-lavoro (PCTO), riponendoli totalmente nelle mani delle imprese. Il disegno di legge in corso di esame in Parlamento ne assegna ope legis presidenza e docenze, al Ministero dell’Istruzione residuano compiti di coordinamento, di finanziamento (le risorse sono prevalentemente/esclusivamente pubbliche) e di ratifica.

La UIL SCUOLA, riprendendo le riflessioni del Ministro, ha stigmatizzato la delicatezza dei compiti assegnati agli egli enti locali con specifico riguardo alle Province che, depotenziate dalla riforma Del Rio, rappresentano il vulnus più evidente con cui occorrerà fare i conti. Situazione, questa, che andrà continuamente monitorata prevedendo interventi di surroga nei casi di inadempimento.

Ma le preoccupazioni maggiori attengono alla filosofia ispiratrice del Piano: nei nove interventi di riforma, uno riguarda il miglioramento dei processi di “reclutamento e di formazione degli insegnanti” da condurre attraverso la creazione di una Scuola di Alta Formazione e formazione in servizio per: dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico e amministrativo.

Nella storia del nostro Paese, le scuole di alta formazione sono state pensate e realizzate per formare il segmento alto della burocrazia, la classe che avrebbe governato la Nazione, quella che necessita di solide conoscenze tecnico-giuridiche. Mutuare quel modello assumendolo come utile per la scuola espone a gravissime criticità di pensiero, prima ancora che di azione. “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Tra l’art.33 della Costituzione e il Piano di Riforma (cfr. punto 2.2) esiste una distanza incommensurabile, gli insegnanti hanno bisogno di molte cose, ma non di una scuola che li formi per omogeneizzarne il pensiero.  Per la UIL SCUOLA il confronto parte con il piede sbagliato.

La Segreteria Nazionale