DECRETO SCUOLA ALL’ESAME DEL SENATO PER LA CONVERSIONE IN LEGGE
Proposta Uil punta sul mantenimento dell’attuale livello organizzativo con il minimo di spostamenti
Serve legge
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Agire in continuità: è questa la proposta che lancia la Uil Scuola rispetto alle misure per la regolare conclusione dell’anno scolastico in corso e l’ordinato avvio dell’anno prossimo e sullo svolgimento degli esami di Stato, che inizia oggi al Senato.
I latini dicevano ‘quieta non movere et mota quietare’. Non agitare ciò che è calmo, ma calma piuttosto ciò che è agitato – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi mentre inizia al Senato l’iter di conversione in legge del decreto approvato l’8 aprile scorso.
Proviamo a costruire uno scenario: senza sindacato, con gli italiani che diventano – spiega Turi – improvvisamente, tutti giapponesi e superano gli aspetti della mera gestione organizzativa.
Ipotizziamo anche che in virtù di questo meccanismo prodigioso sia completata la rivoluzione di scuole e classi, con docenti e personale ATA tutti o quasi, cambiati.
A settembre cosa succede?
Si avranno scuole nuove in piccola parte, lavoratori diversi in grande parte.
A quel punto si ricomincia daccapo per:
il personale ATA, che nel frattempo potrebbe avere un nuovo capo del personale laureato e fresco di concorso (ipotesi impraticabile) che dovrà stabilire chi è in grado di operare il lavoro agile (anche chi sino al giorno precedente ne era il responsabile, facente funzione), quali contingenti per mantenere la scuola aperta;
per il personale docente, totalmente nuovo che si dovrà cimentare con una DaD che ha mostrato grandi prospettive, ma anche grandi problemi da risolvere;
gli alunni che dovranno probabilmente rispettare la distanza, magari con l’alternanza tra didattica in presenza per alcuni, per altri con docenti che non hanno mai usato la DaD.
con genitori che non sanno a chi lasciare i propri figli;
Uno scenario da fare tremare le vene e i polsi che potrebbe rappresentare il collasso del sistema.
E’ proprio questo che induce la nostra attenzione e preoccupazione, per cui il primo obiettivo dovrebbe essere garantire il sistema scolastico e il personale che ha mostrato professionalità e straordinario impegno.
Solo chi non ha mai frequentato un ufficio scolastico territoriale a settembre, può pensare che sia facile fare partire l’anno scolastico. Basterebbe ricordare che siamo in presenza di oltre 200 mila precari. A questo si aggiunge: l’assegnazione dei posti lasciati vacanti da Quota 100; l’assegnazione di sede agli aventi diritto per le nuove assunzioni (si vuole accelerare e cambiare il concorso per Dsga e dare il benservito a chi in questi anni ha consentito il regolare funzionamento) per mettere in ruolo i vincitori a settembre; si vogliono predisporre graduatorie di istituto pronte per nuovi contratti.
Il prossimo anno scolastico dovrà essere nel segno della continuità – propone Turi – tanto da considerare che sia una continuazione di quello attuale.
Questo significa mettere a punto una legge che mantenga l’attuale livello organizzativo con il minimo di spostamenti. Confermare il personale sulle classi compresi i precari docenti ed ATA.
Se poi, si troverà il vaccino e si rientrerà in una situazione normale, si potrà anche tornare alla fiera (che meriterebbe comunque una riflessione). Basterebbe una norma semplice: non ci sono più due organici, ma uno solo. Si potrebbe così avviare alla stabilizzazione migliaia di insegnanti precari con un concorso per titoli, sulla stessa sede di servizio di quest’anno.